Googlebombing sì o no?

Punto Informatico prende posizioni contro la scelta di Google di contrastare il Googlebombing. Dicono che è una scelta contro la neutralità della rete. In realtà credo che in questi casi sia una questione di prospettiva. Il Googlebombing è di fatto un uso distorto che manipola la ricerca sfruttando i limiti dell’algoritmo di Google. Il cui scopo è e deve sempre essere quello di permettere alle persone di cercare le informazioni nel più breve tempo possibile e con la massima efficienza. E’ vero che il googlebombing si sostiene per l’azione di gruppi di utenti, ma è giusto che questo manipolo, per quanto numeroso, distorca la ricerca di tutti? Difendere il googlebombing è come sostenere che il Comune fa male a togliere i graffiti dai muri perché ostacola la libertà di espressione. Google ha diritto a correggere il proprio algoritmo in modo che qualcuno non bari. Se abbiamo qualcosa di impellente da dire (spero più profondo di “bush è un miserabile fallimento”) possiamo utilizzare i mezzi soliti, leali dell’informazione e, se quello che diciamo ha senso, riusciremo a ottenere spontanei link. Forse è proprio il Googlebombing, al pari dello spam, ad alterare la neutralità del mezzo… Riflettiamoci.

Semmai è proccupante che Google abbia difeso la propria scelta parlado di defa sella propria immagine, invece di invocare le ragioni succitate, che sono quelle degli utenti, cioè la trasparenza della ricerca.