I rischi di una internet chiusa: parla il padre del web

di alex il 19 Aprile 2012

Stiamo progressivamente perdendo il controllo sui nostri dati messi su internet e la stessa internet- da oceano libero e aperto che era- sta diventando più simile a isole di informazioni. È l’allarme lanciato dal padre del web Tim Berners-Lee sulle colonne del Guardian, ma pochi giorni prima aveva tuonato contro questo problema, con concetti simili, l’amministratore delegato di Google: Sergey Brin. Questi accusava in particolare Apple e Facebook di una pericolosa deriva di internet verso una chiusura, ma il fenomeno è più esteso e in parte tange la stessa Google, come segnalato da Berners-Lee.

Proviamo a riassumerlo, visto che è tra i temi più importanti, in prospettiva, per il futuro di internet.

Il problema è duplice. Un tema è che abbiamo limitato controllo sui dati che mettiamo nei social network, sulle applicazioni e strumenti vari (come il gadget che calcola la nostra attività- è un esempio di Berners-Lee). C’è poi la questione dei nuovi mondi recintati, Facebook e le applicazioni Apple in primis, controllati dall’alto e ricchi di contenuti esclusi dal normale, libero flusso di internet.

È vero: su pressione crescente da parte degli utenti, delle associazioni e dell’Antitrust Usa, Facebook, Google e altri attori stanno potenziando gli strumenti con cui possiamo, con un clic, copiare su hard disk tutte le nostre informazioni. È un’opzione che si trova sui loro siti. Ma, nota Berners-Lee, è ancora un’operazione laboriosa, spesso molto lunga e comunque che fornisce dati incompleti; oppure questi sono in formato non standard. Quello che manca è insomma un programma che ci permetta di prendere (aggregare, rielaborare, collegare) tutti i nostri dati finiti su vari strumenti, piattaforme, applicazioni. A questo si aggiunge la scarsa consapevolezza degli utenti: quanti sanno dell’esistenza degli strumenti per riprendersi i propri dati?

Il secondo tema, caro a Google, è che i contenuti di quei mondi recintati non sono indicizzabili (o lo sono di meno), quindi non sono facilmente ricercabili dagli utenti (se non con operazioni fatte all’interno delle stesse piattaforme). Sono inoltre collegate con il resto di internet solo nella misura permessa dal gestore della piattaforma: è quindi limitato il nostro potere di linkare o commentare quei contenuti, nota Berners-Lee.

Come se ne esce? La Commissione europea intende dare maggiori diritti all’utente, in termini di privacy e di controllo sui propri dati personali nelle piattaforme web, con una normativa prevista nei prossimi mesi. Ma servirà un accordo internazionale più allargato, oltre l’Europa- visto che i big di internet sono americani- per rimettere davvero nelle mani degli utenti un adeguato controllo sui propri dati. E per esorcizzare il rischio di ritrovarci, tra pochi anni, con una internet magari luccicante, chiusa e in fondo non più tanto nostra

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