Fagliela vedere, a Facebook!

di alex il 4 Maggio 2009

Vittorio denuncerà Facebook per il profilo sparito. Sperando che così si riesca a sollevare il caso: quanto controllo realmente abbiamo sui nostri contenuti che affidiamo a piattaforme web? E sulla nostra identità digitale? Mettere cose sul nostro blog, sul nostro sito, implica un livello di controllo nettamente superiore, finché non ci saranno regole che impediscono ai vari Facebook di usare i nostri dati come pura merce di scambio con gli sponsor.

E’ la nostra identità digitale, che diamine…fare sparire l’account è l’equivalente digitale di una cosa che faceva l’Unione Sovietica: cancellava le identità dei soggetti sovversivi dai documenti ufficiali e faceva scomparire le loro foto, come se non fossero mai esistiti.
Bisogna porre al più presto il problema del controllo della nostra identità digitale, perché si sta mescolando sempre più in modo indissolubile con quella fisica.

Una strada potrebbe essere obbligare i gestori di piattaforme a sottostare a regole diverse, sulla privacy, stato per stato. Ma sarà difficile imporre l’obbligo su soggetti internazionali e anche ottenere che le leggi si adeguino in fretta all’evoluzione delle piattaforme.
Credo di più nella strada delle piattaforme aperte: se la nostra identità potesse transitare agevolmente da un network all’altro (ad oggi i vari aggregatori non permettono di farlo ancora), il problema del chi controlla i nostri dati sarebbe eliminato o ridotto.
Il potere si sposterebbe di più verso l’utente.

{ 8 commenti }

Smeerch Maggio 4, 2009 alle 15:51

Eh Alessandro, la tua speranza delle piattaforme aperte e degli accounti spostabili da una piattaforma all’altra è anche la mia. Ma sappiamo benissimo quanto questo – per il momento – sia impossibile. Ogni account per la piattaforma è un bene prezioso, dall’alto valore economico. Ogni network farebbe di tutto pur di (ri)tenere un account sulla propria piattaforma ed evitare che fugga via.

Flavia Maggio 4, 2009 alle 15:55

è appena successa la stessa cosa anche a me… e dopo una decina di minuti è tornato tutto come prima.

Possono fare quello che vogliono con i nostri dati… è orribile, ma noi glielo consentiamo visto che abbiamo accettato le loro regole…

Andiamo tutti su un altro social network, che ne dite?

http://www.thinktag.org?

Altri?

pluto Maggio 4, 2009 alle 16:07

quando apri il tuo profilo su Facebook accetti le loro condizioni dove loro possono fare quello che vogliono dei tuoi dati.
come si puo pensare dopo di lamentarsi
quei servizi cercano di fare soldi vendendo i tuoi dati agli sponsor se non glielo vuoi permettere non possono esistere.
mi sembra una situazione del tipo “Avere la botte piena e la moglie ubriaca”

Michele Costabile Maggio 5, 2009 alle 9:14

Siete giovani e inesperti.
I sistemi aperti sono quelli di cui esistono diverse implementazioni, compresa qualcuna a sorgente libero. I sistemi aperti hanno interfacce applicative e protocolli conosciuti e pubblicati, come NNTP per le news, SMTP per la mail, HTTP per il web.
Quando un privato offre un servizio, lo fa per sua convenienza, fino a che ha la convenienza e le risorse per farlo. Chi ti gabella l’applicazione del signor Zuckerberg per una piattaforma pubblica su cui esprimersi liberamente ti imbroglia.
Secondo me, quindi, il punto è che se Facebook ti fa venire la voglia di chiacchierare e condividere, allora bisogna pensare a una soluzione aperta per farlo, che ti permetta di usare il server che preferisci, controllare i tuoi dati, mantenere il copyright sui tuoi contenuti, stabilire chi accede a cosa.
La prima infrastruttura che serve è un server di identità, che sostituisca i profili privati dei diversi servizi e offra una lista di amici riutilizzabile in altri servizi.

Dario Salvelli Maggio 5, 2009 alle 9:45

Beh Michele ha in parte ragione quando dice che serve un export dei dati: il problema è che i tanto discussi ToS di Facebook vanno pur sempre nella direzione che quei dati sono tuoi ma anche di Facebook. Fossero più furbi, ad ogni disattivazione di un account provvederebbero ad un export di tutti i dati possibili (inbox, foto, note, lista di eventi-amici) entro un tot di giorni. Stanno illudendo gli utenti di fornire un sistema democratico come la Governance quando di fatto la piattaforma resta ancora privata nonostante le recenti parziali aperture sulle AP. Anche lì infatti Facebook si dimostra ostile limitando applicazioni che possono prendere gli status via RSS: http://www.readwriteweb.com/archives/facebook_shuts_down_rss_feed_app.php

Michele Costabile Maggio 5, 2009 alle 9:56

Dario, quello che dici potrebbe avere senso per una proposta di legge: vincolare chi offre un servizio che consente l’upload di UGC a dartene una copia in caso di rescissione del contratto e cancellare quelli in suo possesso.
Quanto a me, io non sostengo che devi avere la possibilità di esportare i dati, sostengo che bisognerebbe stare alla larga da servizi comunque proprietari cercando di creare un’alternativa aperta.
Per spiegarti, considera questo server: presso chi è ospitato? Non importa. Chi ha il controllo dei dati? Il proprietario.
Il tuo profilo utente dovrebbe essere simile.

Giovanni Garofalo Maggio 6, 2009 alle 10:20

Tutti i contratti on-line, registrazioni vocali, flags inseriti a cazzo sui siti e quant’altro sono ancora tutti contestabili in Italia dal punto di vista legale.
Mi meraviglio che si discuta ancora del problema delle identità rubate, sopratutto che faccia ancora notizia che un napoletano ragioniere programmatore abbia clonato una quarantina di profili utente, mi meraviglio che Alex parli di limitazioni su Facebook e poi sia il primo ad applicarle su questo Blog, bannando commenti a lui non digeribili…
Insomma, leggo sempre i soliti concetti ipocriti e non mi meraviglio più di nulla…è ‘na tristezza, ma non dimenticate che INTERNET E’ ANARCHIA TOTALE (Nel senso accademico: non che c’è gente che necessariamente deve andare ad occupare le case sfitte e a ribaltare le camionette di PS)

Leonardo Poggi Maggio 7, 2009 alle 8:36

Vedersi l’account cancellato non ha niente a che vedere con l’esportazione dei dati. Se tu vuoi stare su facebook perché è lì che tutti stanno, se anche – cancellandoti l’account – ti restituissero tutti i tuoi dati che te ne faresti? Li carichi su Bebo, dove non conosci nessuno? Che è, si fa un secondo social network di sfigati/bannati (applicando finalmente alla rete anche le convenzioni sociali convenzionali: sto nel gruppo B non per scelta, ma perché nel gruppo A non mi vogliono? 😉

Michele: “bisognerebbe stare alla larga da servizi proprietari”. Questo discorso può avere senso pratico solo se applicato a servizi rivolti al singolo. Nel servizi in cui la dimensione della comunità è uno dei valori principali, se non IL valore, è pura teoria. Vale per Facebook, vale per Skype, EBay etc. Tu vai lì perché sono tutti lì. Hai voglia a usare un sistema libero di VoIP se poi il 90% di quelli che conosci non lo usano. Ti telefoni da solo?

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