Caso Welby. Il Papa farebbe bene a tacere

di alex il 25 Dicembre 2006

Ha perso un’altra ottima occasione per tacere

il Natale di Cristo ci aiuta a prendere coscienza di quanto valga la vita umana, la vita di ogni essere umano, dal suo primo istante al suo naturale tramonto”.

Che c’è di naturale in un respiratore che inietta artificialmente l’aria nei polmoni?
Il Papa non si rende conto che la tecnologia medica ha cambiato il concetto di vita naturale? E che la vita, se continuamo a irrigidirci in posizioni medievali, diventerà sempre più un epifenomeno della tecnologia (per citare Agamben)? Quando la tecnologia riuscirà a tenere in vita anche il cervello, si potrà passare dallo stato di agonia a quello di zombie immortali con il beneplacito della chiesa?

Staccare il respiratore è, in questo caso, il segno dell’uomo che si ribella alla macchina e riprende potere su di sé. Il Papa, forse senza accorgesene, sta difendendo un mondo di valori che è quanto più lontano possibile dalla religione cattolica.
O forse, forse chissà è un’evoluzione proprio perfettamente in stile con la chiesa cattolica, che da sempre ha supportato un concetto di vita nuda, priva di coscienza individuale. Zombie sì, purché credente.


Anche l’opposizione alla ricerca sugli embrioni è pure figlia dello stesso concetto.
L’embrione è un essere umano, dice la chiesa. Ma il concetto va rovesciato con una domanda: gli esseri umani sono embrioni?

Meglio di me lo può spiegare il filosofo Rocco Ronchi. Ecco le sue parole.

IL FATTO

Referendum sulla fecondazione assistita. Gli embrioni sono persone?

***

LA PAROLA CHIAVE: PERSONA

Cambiare la domanda
Sembra del tutto ovvio che la domanda dalla quale si deve partire sia quella che chiede se l’embrione debba o non debba essere concepito come una persona e se, quindi, i suoi diritti siano o non siano equiparabili a quelli della persona. Ma se è questa la domanda, allora la pratica è già chiusa prima di essere aperta. Perché, dopotutto, vale anche in questo caso il principio universale “in dubio pro reo”: se l’embrione “può” infatti essere una persona tanto meglio una rigida legislazione che impedisca la possibilità di quello che, a tutti gli effetti, potrebbe essere considerato un omicidio. Come sempre, la vera questione concerne la correttezza della domanda. Nella querelle sulla fecondazione assistita, a quasi nessuno viene in ment di muovere dalla domanda inversa, una domanda, per altro, legittimamente implicata nella prima: la “persona”, chiediamo, è un embrione? Questa domanda ha una risposta obbligata. Le persone non sono embrioni. Non hanno nessun rapporto con quell’oggetto teorico (l’embrione) che una pratica scientifica, medica e tecnologica di straordinaria raffinatezza ha portato letteralmente alla luce (l’embrione, oggi, lo possiamo “vedere” agitarsi sullo schermo di un computer). Che cosa sia una “persona” noi lo sappiamo benissimo, poiché noi sempre la siamo e non possiamo non esserlo. La “persona”, direbbero i filosofi, è una “evidenza fenomenologica” irrefutabile.

***

Il potere delle vetrine

Secondo l’origine di questa parola, “persona” è “maschera”. “Persona” è ciò che lo sguardo dell’Altro fa di noi. L’Altro in questione non è nessun Altro in particolare, ma quelli Altro Generalizzato (l’espressione appartiene al filosofo G.H.Mead) attraverso il cui severo sguardo ci giudichiamo, quando, ad esempio, gettiamo un’occhiata alla vetrina per vedere se “siamo a posto” per l’appuntamento che ci attende. Le scienze umane ci hanno efficacemente descritto come la persona sia letteralmente “fabbricata” dallo sguardo dell’Altro. Non solo nelle culture cosiddette “tradizionali”, ruolo, status e riti d’iniziazione definiscono pubblicamente la “persona” e la sua storia, ma anche in contesti altamente secolarizzati la persona continua ad essere la maschera indossata da un attore in scena (per Ervin Goffman la “vita quotidiana” è “rappresentazione”, “teatro”). Tuttavia la persona che noi sempre siamo non si risolve solo nel prodotto delle dinamiche sociali e di acculturazione. La persona è anche altro, è sempre “altro” da ciò che le condizioni fanno di noi, anzi in questa differenza trova la sua ultima e insuperabile essenza. La persona è maschera, ma la maschera noi la siamo sempre “ad una certa distanza”. “Io” non sono quella “cosa” che vedo specchiata nella vetrina. C’è sempre uno scarto tra ciò che le condizioni fanno di noi e ciò che noi facciamo delle condizioni che ci fanno quali siamo. Questo scarto è la “libertà”, è l’essenza della “persona”.

***

Gli uomini e le cose

Come una figura per essere percettibile come tale implica uno sfondo dal quale emergere e sul quale spiccare, così la persona, per “esistere”, implica un rapporto con un passato dal quale essa dipende, ma rispetto al quale essa è sempre anche “altra”, come “in rilievo”. Questa differenza impercettibile, che annulla ogni determinismo, è la sua specifica libertà. Le persone che noi siamo subiscono il passato, ma si aprono ad un futuro per definizione indeterminato. Senza questo passato, che irrigidisce il nostro volto nei tratti della maschera rituale, e senza un futuro, inteso come possibilità di sfuggire a quanto il passato fa di noi, non c’è “persona”. La persona è sempre tutta in quest’intervallo (il “presente vivente”) tra quanto è già nato e preme alle nostre spalle come una massa oscura e quanto, non essendo ancora compiuto, si apre come imprecisata possibilità davanti a noi (nella modalità della paura, dell’angoscia o della speranza). Al di fuori di questa “durata creatrice” (l’espressione è di Bergson) non c’è persona. Fuori ci sono solo le “cose”, le quali, spiegava Martin Heidegger con vivo gusto del paradosso, “sono” ma non esistono, “sono” ma non “ci” sono, vale a dire che non se ne stanno, come noi, sospese nel vuoto della loro libertà. L’errore capitale è allora quello di pensare la persona sul modello della cosa. Chi non percepisce l’incolmabile differenza di natura tra una donna vivente qui e ora di fronte a noi, con il suo passato che le pesa e con il suo futuro di speranza-timore, ed un oggetto teorico come l’embrione, è vittima della stessa orribile cecità che da sempre affètta l’occhio del tiranno, per il quale non ci sono mai persone alle quali rivolgersi, ma solo “proprietà” da organizzare, dirigere e amministrare.

Rocco Ronchi

{ 18 commenti }

Anonimo Dicembre 25, 2006 alle 15:07

touché! E’ proprio quello scarto tra ciò che ci determina e la concezione di noi stessi che la chiesa non accetta. A proposito del Papa, ma nessuno ha colto il sottile paradosso di un Papa che da un lato difende il destino di ogni singolo embrione e dall’altro caldeggia l’ingresso della Turchia in Europa? Mi pare che laggiù ci sia ancora qualche difficoltà a rispettare le persone fatte, figuriamoci quelle “a venire…”

SCiBiZ Dicembre 26, 2006 alle 13:07

http://www.romasette.it/modules/AMS/article.php?storyid=122

irriducibili fino in fondo. Direi quasi ridicoli.

mythsmith Dicembre 26, 2006 alle 14:01

Eppure la rivoluzione scatenata da quella persona costretta a letto da 30 anni, con il corpo immobilizzato da una malattia terribile e capace di comunicare solo attraverso gli occhi, mi fa da un lato pensare che forse un fondo di verità nelle parole del papa c’è.
Sono fermamente contrario ad ignorare la volontà dei malati tenendoli in vita ad oltranza. Del resto lo stesso papa giovanni paolo II chiese di essere riportato a casa, quando capì che non ci sarebbe stato nulla da fare (chissà, magari avrebbe potuto essere ancora vivo, attaccato ad un respiratore…)

Tuttavia nessuno mi convincerà mai a pensare che è gente “senza speranza”, oppure inutili “zombi”. Il caso welby ha definitivamente dimostrato come queste persone possono avere una forza incredibile ed una influenza enorme sulla società.
Il fatto che provino una sofferenza inimmaginabile e vogliano morire è comprensibile ed è una loro scelta difficile e lecita; ma non puoi rimproverare il papa solo perché cerca di dare speranza e dignità a coloro che si trovano in situazioni simili ed ancora non l’hanno persa.

Francesco Dicembre 26, 2006 alle 14:25

E’ vero, un uomo costretto a dipendere da una macchina e fermo nel suo letto senza possibilità di muoversi è quanto di più innaturale ci sia. E concordo anche che la vitalità di PG Welby è stata una dimostrazione di come si possa combattere con grande forza anche se il proprio corpo non è più in grado di combattere…
E’ anche vero però che la forza che PG Welby ha trovato denro di sè veniva da una profonda e ferma volontà di abbandonare questa vita…

Antonio Dicembre 29, 2006 alle 2:19

Forse tu faresti bene a tacere!!!

pincopallino Gennaio 10, 2007 alle 12:50

ho capito! alcuni di voi sono quel tipo di persone che si dilettano a far polemica contro chi, per es. il papa, non la pensa come voi e, permettetemi di aggiungere, fortunatamente non conosce la vosta ignoranza

Fabbar Gennaio 12, 2007 alle 7:27

Non si tratta di far polemica contro chi la pensa direttamente ma contro chi, visto il ruolo rivestito condiziona il pensiero di persone facilmente manipolabili. Dimmi tu che ci accusi di ignoranza cos’è che ignoriamo…

pincopallino Gennaio 12, 2007 alle 9:52

ahah persone facilmente manipolabili ahaha che risate

ANTONELLA Gennaio 12, 2007 alle 18:00

io sn dacconrdo cn l’eutanasia xkè,nn è giusto che una persona malata anche se forse incoscente,ma nel caso di welby lui era cosciente della sua scelta,nn è giusto che debba soffrire initilmente se nn è in grado di alzare neanche un dito x dire:”ehi io sn qui!!!” lui era in grado di intendere e di volere cn quella richiesta a messo fine alla sofferenza dei suoi parenti, che lo accudivano, lo ascoltavano in ogni suo desiderio…..io dico si all’eutanasia in un caso cm questo e cn il consenso del paziente stesso.

Nicoletta Gennaio 15, 2007 alle 14:51

Con tutto il rispetto per te che sei il padrone di casa, ma non dimentichi di nominare le persone che vorrebbero essere aiutate a VIVERE DIGNITOSAMENTE anche se in fase terminale e che non hanno ricevuto mai adeguata visibilità in televisione e altrove ?
Perché chi chiede di morire diviene un caso e chi chiede di VIVERE resta un povero disgraziato che farebbe bene a mettersi l’anima in pace e crepare tranquillamente ?
Perché?
Credi veramente che lasciando morire persone che soffrono o, spesso, hanno il terrore della sofferenza, TU smetterai di avere paura del dolore e della morte e che questi non ti raggiungeranno mai? O credi di dominarli perché invece, quando infine arriveranno, ti butterai di tua spontanea volontà nelle loro braccia ?
Non illuderti, il dolore e la paura si affrontano. Non si cede loro.

Che poi ognuno abbia il diritto di decidere quando morire è una frase così orribile che forse la capirai solo quando la smetterà di girarti per il cervello, in quel mondo di idee dove tu sei l’onnipotente, e la sentirai sulle labbra di tuo figlio.

In ultimo, se alcune persone (e non faccio nomi perché altrimenti solo per una scorsa veloce faccio notte) non perdono mai occasione per tacere e mostrare la loro pochezza, non vedo perché dovrebbe tacere il Papa, che è uno dei pochi uomini di questo mondo a mostrare di averceli gli attributi !

Comunque blog molto interessante !

Auguri !

Andrea Gennaio 16, 2007 alle 10:16

Ciao a tutti, io credo che ognuno dovrebbe decidere per la propria vita, quando poi ci si trova in una situazione come quella di Welby, beh! Non oso immaginare e non voglio giudicare la scelta che ha fatto… Però Vi pongo una domanda, ma che vita è non poter fare niente, essere attaccati ad un macchina 24 ore su 24, comunicare con gli occhi, avere assistenza continua dagli altri ?!? Forse Dio ci riserva ad ognuno un proprio destino…
Riguardo al Papa, mi spiace dirlo, ma credo che staccare la macchina, sia come riportare Welby nelle mani di Dio… per cui la chiesa avrebbe fatto a schierarsi un po’ meno rigidamente.
Ciao a tutti

pincopallino Gennaio 16, 2007 alle 20:39

W NICOLETTA

mythsmith Gennaio 17, 2007 alle 0:34

“ma che vita è non poter fare niente”
…. Welby è proprio l’esempio di chi, pur essendo in quelle condizioni, è riuscito a fare MOLTO più di tantissimi politici, filosofi opinionisti etc messi insieme.
L’argomento non regge proprio in questo caso…
Ah, e GRANDE NICOLETTA!

don Camillo Gennaio 21, 2007 alle 15:18

Carissimi lettori,

Sono daccordissimo col divieto dei funerali ecclesiastici a Sig Welby emessi da sua Eminenza il card. Ruini.

E’ il cardinale Ruini che emesse questo divieto e non il Sommo Pontefice Benedetto XVI. Il vicario di Roma non ha bisogno del permesso del Santo Padre per prendere tali provedimenti ma è di competenza sua.

Dunque ad usum di tutti gli ignoranti faccio passare questa informazione: l’eutanasia non è accettata dalla mia cara Chiesa e per nessun motivo si puo togliere la vità ad un essere umano(: aborto, eutanasia ecc…)

Spero che fra poco ci sara una protesta vostra contro il corpo medico e i scienzati in generale per aver prolungato la vita ad un uomo e averlo messo al piede di un muro dove non aveva nessun altra scelta che di buttarsi giù, supplicando di morire.

A quelli che gli hanno impedito di morire (non rispetando la vita) quand la vita prendeva il suo corso normale verso la morte, spero mandarete le vostre proteste e che la vostra lotta contro l’accanimento terapeutico prendera forma al piu presto.

Come facile sputare sulla Chiesa Cattolica Romana … va di moda no !

La mia grande gioia sapete quale è ? Quella di vedere un uomo (il Pontefice per fortuna intelligentissimo e competente) dire le cose che non piaciono alla mentalita di questa societa occidentale benpensante e pieni di piccolini principi ipocriti fatti in casa. Bravo a Benedetto XVI e lunga vita al suo pontificato.

Distinti saluti

il vostro caro don Camillo

Leli Gennaio 28, 2007 alle 14:17

Grazie don Camillo,
perfortuna al mondo esistono ancora persone come Lei come il Papa (con la P maiuscola) che difendono la dignità della vita umana!
La vita è un dono, nessuno di noi ha deciso di nascere, ma grazie a Dio qulacuno ha voluto che ognuno di noi ESISTESSE, grazie a Dio ogni mattina ci svegliamo e VIVIAMO le nostre gioie e i nostri dolori, più o meno grandi! C’e una netta differenza tra chi si sveglia al mattino e ringrazia del dono della vita e chi si sveglia pensando che sia scontato vivere, questa differenza fa si che ci siano persone che si permettano di dire quando è giusto decidere di morire!!è puro egoismo è pura follia.
Siamo incapaci di stare davanti alla drammaticità della vita, alla sofferenza umana, siamo incapaci di essere UOMINI, siamo tornati all’illuminismo puro, come se la ragione e la scienza potessero tutto, ma purtoppo non è così, siamo limitati certe cose sfuggono al nostro controllo e guarda un pò dentro a queste cose stanno anche la vita e la morte..ed ora come se nulla fosse vogliamo farci padroni di qualcosa che non può avere padroni, il nascere e il morire!!
Poveri uomini, che tristezza, anzi che tenerezza vedere gente che pensa di poter tenere sotto controllo l’esistenza misteriosa di ogni essere umano!
Nessuno ha mai pensato che il Papa ama la vita e parla per il bene degli uomini?no vero, immagino, per voi razionalisti imperterriti è solo un discorso politico, d’altronde se Dio non esiste l’uomo è padrone di tutto, anche dell’esistenza altrui..

ME Febbraio 4, 2007 alle 13:30

io credo solamente che quello che è statofatto non sia nulla di condannabile…per il semplice fatto che welby ha scelto quello che riteneva piu giusto..perchè è facile dire sempre”ah ma la vita è importante…dio ci ha dato la vita”son credente…ma scusate voi quella la chiamate vita?!?!?!?ritenevate vita un essere che continua ad andare avanti ogni giorno solo es esclusivamente grazie a delle macchine??!?!?MA SIAMO TUTTI MATTI?!!?!?VI SEMBRA POSSIBILE E RAGIONEVOLE VIVERE IN QUELLE CONDIZIONI!??!bè io credo che a volte sia necessario cercaree di metterci per un solo istante nella testa di quel uomo…un uomo che ha sofferto e nn poco(una sofferenza che neppure possiamo immaginarci)ma che ha trovato la forza di andare avanti…era però oramai giunto a vedere la sua fine..da quanto era attaccato a quel ventilatore lui vedeva gia la morta davanti ase per ilsemplice fatto che la situazione sarebbe rimasta stabile..nn poteva comunicare normalmente e con quell’unico modo attraverso il quale poteva parlare ha cercato di portare avanti i proprio obbiettivi…no, perchè poi voi come vi sentireste se nessuno vi ascoltasse’!?!?EH?!?!?SARESTE MOLTO FELICI?!!?!?LUI PER MOLTO TEMPO,RIPETUTAMENTE E INCESSANTEMENTE HA CHIESTO DI MORIRE…DATO CHE LA VITA è BELLA QUANDO PUò ESSERE REPUTATA TALE NN QUANDO DIVENTA UNA COSA CHE NN TI APPARTIENE PIU…QUANDO TU SEI COME MORTO E NN HAI CAPACITà DI MUOVERTI,DI REAGIRE…di fare un cavolo di null!!!!!rifletteteci…e nulla di piu…

Marco Marzo 5, 2007 alle 16:04

Qui non si tratta di stabilire se il Medico Anestesista che ha praticato l’eutanasia a Welby “ha fatto bene” o “ha fatto male”, nè se “si è d’accordo” o “non si è d’accordo”.
E’ del tutto evidente che ogni persona di buon senso vorrebbe alleviare il dolore altrui, vorrebbe trasformare la “non dignità della vita” nella “Dignità della Vita”, vorrebbe aiutare insomma chi soffre.
Tutti, proprio tutti, siamo d’accordo con questo; Certamente!
Ripeto, qui non si tratta di stabilire questo.
Qui si tratta, al contrario, di stabilire se l’Uomo debba o non debba fermarsi a riflettere seriamente davanti alla linea che marca il confine tra il gesto umano e quello divino, se debba arrestarsi di fronte alle lusinghe dell’Onnipotenza, se debba comunque essere consapevole che, in quanto Essere Umano, deve saper anche accettare il dolore della Vita, se debba rispettare le leggi della società civile, della deontologia professionale, dell’etica e della morale in senso lato.
Sono valori ed interrogativi universali che si devono porre tutti gli uomini: siano essi credenti che non credenti.
Sono problemi ENORMI !!
Perchè decidere di varcare quella soglia, staccando dal muro la fatidica spina, significa erigersi, per sempre, a Giudici Supremi, significa credere con certezza di essere sicuri di ciò che è Bene e di ciò che è Male, significa di essere pronti a voler decidere anche per gli altri.
Varcare quellla soglia significa non poter più tornare indietro e consegnare alla Storia un “Uomo Onnipotente” che decide della Vita e della Morte trasformando, molto pericolosamente, un gesto Umano in un gesto Divino.
Marco

maurice098 Marzo 19, 2010 alle 16:20

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