Polemiche sulle oligarchie blogger

di alex il 22 Dicembre 2006

Scopro solo ora (mea culpa) una polemica su come stia evolvendo il fenomeno blog in Italia. E’ utile e andrebbe presa molto sul serio da quelli a cui sta a cuore il futuro del mezzo.
Vitt. mette in guardia e credo ci convenga ascoltare uno con la sua esperienza: i blogger stanno ripercorrendo il male tipico delle cose italiane, cioè quella chiusura oligarchica che mette il nuovo fuori dai recinti.

E’ un tema difficile, perché i blogger sono un media molto frammentato, ognuno fa storia a sé. Però mi chiedo se certe classifiche web sui blog più popolari non facciano in realtà male alla forza dirompente del mezzo, alla sua pretesa carica di democratizzazione dell’informazione. Invece che essere utili a definire il medium, lo stanno forse inquinando con quel male che Vitt ha indicato. Scoprire quali siano i blog più influenti è e deve restare un mestiere da ufficio stampa, da addetto al marketing. Se si resta voce collettiva, correlata, si è in realtà più forti e inattaccabili.
Tocca discuterne. Stiamo adesso ponendo le fondamenta di un medium che potrebbe fare strada in futuro.

{ 7 commenti }

Pier Luigi Tolardo Dicembre 22, 2006 alle 13:36

Alcuni dei Blog più seguiti in Italia avrebbero avuto successo anche se non fossero stati dei Blog e per ragioni estranee al Blog stesso: non so Beppe Grillo era già un mito prima oppure Attivissimo che una fama se l’è costruita sul web per l’antibufala e la sicurezza in tanti anni di mailing list, newsletter, etc oppure Macchianera che è stato il fondatore di Clarence. poi c’è chi ha “fondato” la Blogsfera in Italia: Mantellini, Valdemarin, Mafe de Baggis ed è ovvio che abbia un’autorevolezza maggiore dell’ultimo arrivato, è così in ogni campo.C’è chi è diventato importante grazie a contenuti tipo Personalità Confusa, chi grazie a battage mediatici tipo Selvaggia Lucarelli, altri per aver saputo sfruttare i links giusti, per aver saputo lanciare polemiche interessanti tipo Adinolfi, insomma se c’è un’elitè è perchè un’elitè c’è in tutte le cose e per tanti motivi, in parte giusti, in parte criticabili, ma altri Blog e Blogger verranno e sapranno farsi leggere sempre per gli stessi motivi.

ubik Dicembre 22, 2006 alle 23:31

I blog hanno smesso di essere un medium diverso e democratico il giorno che i blogger hanno preso consapevolezza della loro influenza e i markettari si sono accorti che il popolo della rete leggeva loro invece di frequentare i portali generalisti.
Da allora sono cominciati i post su come migliorare il ranking, come e “cosa” scrivere per avere più pagine viste, è arivata la pubblicità e sono cominciate le domande fatidiche su chi era stato il più bravo in questa corsa a diventare il più influente, la star della blogosfera.

La questione della classifica e quelle del posizionamento nella mappa della blogsfera non sono altro che la conseguenza di questo cambio di mentalità: ragazzi, qui ora si fa sul serio e perciò dobbiamo capire chi conta di più.

Quanto alla questione dell’oligarchia, vale il ragionamento di Vitt: è funzionale ad alzare le quotazioni della bloggheria rispetto agli altri media, prima che i due mondi finiscano per scendere a patti e ricominciare insieme a comportarsi come al solito.
Che è quello che sta puntalmente avvenendo: stasera Pulsatilla e un’altra blogger erano invitate come opinioniste alle invasioni barbariche, qualcuno è riuscito ad entrare in qualche redazione di giornale saltando la gavetta, qualcun’altro farà il consulente di qualche politico e metterà su un bel blog scritto da qualche blogger nascosto in uno scantinato mentre il politico se la spassa al bilionnaire.
E continueremo a parlare di quanto i blogger hanno rivoluzionato i media tradizionali.

alex Dicembre 22, 2006 alle 23:36

Entrare nelle redazioni? Ma no, non fanno entrare nemmeno i professionisti:) Collaborare con una rivista in quanto blogger è un’altra cosa. E’ comunque un salto della gavetta, sono d’accordo, e non fa bene né agli autori né ai giornali

mythsmith Dicembre 23, 2006 alle 15:25

Credo che molti scrivano blog non per “esercitare un influenza”, ma semplicemente per mettere giù le proprie idee e cercare un confronto con altri.
Personalmente lo faccio più per me stesso… è un diario su cui annoto cose random e che ogni tanto mi diverto a sfogliare per ricordarmele. Ed è pubblico perché il dialogo è ben accetto, anche se non necessario.
Nel momento in cui uno comincia ad usare regolarmente il blog con lo scopo di “esercitare una influenza” di qualche tipo… beh, perde molta della sincerità e della spontaneità che ci si aspetta da un blog.
Ad esempio, il blog di beppe grillo… dice cose interessanti e meno male; ma non mi piace perché non c’è contatto umano, il blog è solo uno strumento usato per influenzare, punto.
Se il blog diventa qualcosa di simile ad un “lavoro”, spesso comincia a riempirsi di post inutili ma fatti perché “il blogger deve essere regolare sennò l’audience… etc… etc”, si riempie di polemiche, superficialità o volgarità giusto per attirare l’attenzione.
Insomma, va a finire che ricade sotto gli stessi problemi della televisione e della carta stampata. Povertà di contenuti solo per attirare gente.
Meglio togliere i counter, le statistiche di technorati ed altri indicatori narcisistici e scrivere non per accontentare qualcuno ma solo quando si sente il bisogno di dire qualcosa.

zetavu Dicembre 25, 2006 alle 13:19

Caro Alex,
innanzitutto buon natale, anche a chi sta commentando e leggendo.
Poi una sola differenziazione rispetto a quanto dici: anche io ritengo, come Tolardo, che il costituirsi delle elite sia un processo ineliminabile. Ma a parte che ci sono elite con un “contenuto” forte ed elite meno consistenti, il mio punto è un po’ diverso:
io cred che sia in corso davvero una “rivoluzione” – nel senso fisico astronomico del termine – del rapporto meda/pubblico. Come sempre accade con le rivoluzioni un’avanguardia petula per imporre la sua interpretazione dei fatti. E’ poco ed è sbagliato. Per dire, se parlo di web 2.0, voglio parlare di tutto l’uso dei mezzi che è in corso, non solo dei compiti rappresentanti di se stessi. Il bullo di Torino che mette in linea le sue imprese fa web 2.0 come te, me e Granieri.
E lo dico per intendere che voglio capire tutto l’ambito della materia.

mafe Dicembre 28, 2006 alle 10:18

Ubik, i “blogger” sono persone reali che hanno una vita prima, durante e dopo il loro blog; in alcuni casi questa vita era intrecciata coi media tradizionali già prima, in altri lo è diventata dopo, non credo che le potenzialità rivoluzionarie dei blog si misurino in base a questo.
Quello che credo invece è che chi riesce a tenere un blog seguito in base alla forza delle sue idee e dei suoi contenuti porti del nuovo comunque e in qualunque ambiente, perché ha saputo farsi strada senza padrini e senza supporti.
Pierluigi gentilmente mi mette tra i papà (magari le mamme) della blogosfera, ma in realtà io avevo già pubblicato un libro *prima* di avere un blog e quando ne ho aperto uno (2001) c’era già una presunta oligarchia, che però stranamente ha lasciato entrare me e le decine e poi centinaia di altri.
Questa polemica mi sembra il vecchio “siete un gruppo chiuso” dei newsgroup, con chi si lamenta e basta che rimane ai margini mentre decine di nuovi arrivati entrano tranquillamente a far parte del gruppo “chiuso”. Uno spreco di energie, nella migliore delle ipotesi.
D’accordissimo sull’importanza di restare “voce collettiva”, a patto però che si accetti che questa voce non è un coro che canta all’unisono (e grazie al cielo).

Alessandro de Lachenal Gennaio 6, 2007 alle 11:42

CIAO e buon anno!
arrivo in ritardo, ma l’argomento mi sembra adatto.
Ho trovato un post di Geert Lovink (tradotto anche da noi, p.es. da Sossella “Dark Fibre”) del 2 gennaio a questo indirizzo
http://www.eurozine.com/articles/2007-01-02-lovink-en.html
che dovrebbe far riflettere; si può dissentire, ma le argomentazioni non sembrano banali (anche se non sono un blogger e quindi taluni aspetti mi sfuggono…)
Ve lo offro in discussione libera: buon pro!

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