Finita l’asta 4G, con una partita equilibrata tra i quattro operatori,a desso è il momento di chiedersi che succederà. Metto qui i principali due nodi.
Impatto sui servizi mobili
Il tutto è comunque una buona  notizia per gli utenti internet mobile. Gli operatori potranno fare due  cose con le nuove frequenze: migliorare gli attuali servizi per  qualità e copertura e lanciare la quarta generazione di rete  mobile (prevedono verso la fine del 2012). Per la copertura saranno  utili soprattutto le frequenze a 800 MHz. A tal proposito, 3 Italia  conta di sopperire con i due lotti a 1800 MHz, più un altro paio che  aspetta di ricevere dal ministero allo Sviluppo economico. 3 Italia ha  già una frequenza a 800 MHz, che però è destinata ai servizi di tv  mobile. È possibile che le istituzioni italiani le permetteranno, prima o  poi, di poterci fare sopra anche la telefonia. Per coprire zone  specifiche (case, uffici non raggiunti dal segnale) saranno utilizzati  invece i 2.6 GHz, con apparati femtocella.  
Le conseguenze per la banda larga fissa
L’incognita maggiore è che succederà adesso alla banda larga fissa.   Gli operatori che hanno sborsato 3,9 miliardi sono gli stessi che dovrebbero investire in una  Next generation network (Ngn) con fibra ottica nelle case. Piano  che adesso rischia di essere (ancora) meno fattibile. Gli operatori  dovranno del resto ora spendere miliardi anche per costruire le nuove  reti 4g. Telecom Italia ha già notato che l’asta ha posto un onere  ingente sulle casse degli operatori, che ora hanno bisogno di un occhio  favorevole dal governo per continuare a investire in innovazione.
Paolo Romani, ministro allo Sviluppo economico, ha una leva per rispondere a quest’appello: potrà gestire il 50 per cento del surplus dell’asta. Intende assegnarne una grossa fetta al supporto della banda larga e in particolare al rilancio del proprio piano nazionale Ngn. Che adesso ristagna. Basterà una dote di qualche centinaia di milioni, dallo Stato, per incoraggiare tutti gli attori (operatori, PA locali, cassa depositi e prestiti…) a imbarcarsi in un piano da 10 miliardi? Non sarà facile, visto che il piano non è partito anche per profonde divergenze tra il governo e Telecom Italia su come fare la rete. Il rischio è che l’Italia si ritroverà con una banda larghissima mobile e una banda larga fissa ferma all’Adsl. E purtroppo solo con la fibra ottica nelle case si possono avere servizi di nuova generazione e godere dell’ombrello della neutralità della rete. Bistrattata invece dagli operatori mobili, che possono decidere liberamente quali servizi internet penalizzare sul proprio network.
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La frequenza che 3 Italia ha usato per la tv mobile DVB-H (e che che sta per essere convertita in un canale della tv digitale terrestre DVB-T) è 602 MHz e non 8xx: non potrà quindi mai essere usata per il nuovo LTE/4G.
Il problema è che gli operatori mobili non dovrebber decidere liberamente quali servizi internet penalizzare sul proprio network. Anche su questo l’Europa dovrebbe legiferare. E al più presto.
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