Perché è pericoloso censurare i motori di ricerca

di alex il 6 Aprile 2011

Il Tribunale di Milano ha imposto a Google di rimuovere un abbinamento di parole nella funzione di autosuggerimento, ritenendolo diffamante. Chi scriveva il nome di un professionista della finanza, A.B., riceveva il consiglio di aggiungerci “truffa” o “truffatore”. E’ il primo caso. Qui l’analisi giuridica di Scorza.

A me preme segnalare la deriva che si sta prendendo, come dimostra anche il caso di Yahoo!, costretto a rimuovere alcuni risultati della ricerca dal Tribunale di Roma.

I motori di ricerca vengono sempre più assimilati a hosting provider e finiscono per subire le stesse responsabilità: devono rimuovere qualcosa di sgradito una volta che viene loro segnalato. Altrimenti sono corresponsabili dell’illecito sottostante (diffamazione o violazione del diritto d’autore). Il Tribunale di Milano lo dice in modo esplicito: Google è un hosting provider perché contiene un database dei siti web; la funzione di autosuggerimento non è neutra perché Google l’ha ideata in quel modo. Ne deriva che più i motori si fanno intelligenti (con database, con funzioni aggiuntive), più rischiano l’accusa di corresponsabilità. Più perdono neutralità agli occhi dei giudici. L’ordinanza di Roma mi sembra più grave perché chiede a Yahoo! addirittura una generica rimozione di link, quindi gli impone una sorveglianza a priori sui contenuti. Ma la direzione è la stessa: andando via lo scudo della neutralità, gli intermediari sono chiamati a vigilare sui contenuti che offrono agli utenti. Va via un pilastro della libertà su internet, in nome degli interessi di singoli. La neutralità degli intermediari finora ha messo al riparo gli utenti dalla manipolazione della loro espressione onlne. I motori sono solo il primo passo: già da tempo si cerca di rendere corresponsabili anche i provider di accesso internet.

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