PR perseguitanti

di alex il 20 Dicembre 2008

Sta facendo discutere anche qui da noi un post uscito su Techcrunch. Conferma che le PR hanno lo stesso Dna anche in America (ma chi ne dubitava). Si contano sulle dita le PR che sanno quello che il giornalista vuole e quindi riescono ad attirare l’attenzione senza perseguitarlo con telefonate inutili.
Mi conforta quanto leggo sul blog di un esperto, un post intitolato “Quello che le agenzie di PR fanno e dovrebbero davvero smettere di fare.(Fool PR Blues)”

L’immagine che emerge da quelle poche righe è invece quella di un branco di “passacarte” che dedica la maggior parte del proprio tempo a massacrare di recall i giornalisti. I quali, quando ricevono “contenuti”, magari anche contenuti interessanti e ben predisposti, non hanno assolutamente bisogno di essere richiamati. Pubblicano. Ripeto, pubblicano.

Gli ultimi tre articoli (ho detto articoli e non poche righe di news) che sono stati pubblicati per un cliente hanno richiesto due o tre email ciascuno e nessun recall. E non sto scherzando.

Ora, si sa che le PR delle grandi aziende sanno di poter ottenere attenzione senza recall. Ma a maggior ragione quelle delle piccole dovrebbero imparare a scrivere i comunicati pensandoli rivolti al giornalista e non al proprio cliente (ormai mi accorgo che comincia a leggerli da metà, tanto la notizia è quasi sempre da lì, quando si è fortunati e c’è). E se il cliente non capisce, fateglielo capire. E se non ci riuscite, non ci rompete le scatole, almeno.

{ 6 commenti }

Massimo Dicembre 23, 2008 alle 14:45

Sono un PR e spesso mi immagino “dall’altra parte” quando parto con una telefonata. Non dev’essere facile essere tempestati di telefonate di uffici stampa.
Dall’altra parte però – e cioè dalla mia parte, l’ufficio stampa – si impone almeno 1 esigenza: raccogliere il feedback del giornalista, la sua opinione. “Non interessa” è un commento assolutamente accettabile, ci mancherebbe, purché ci sia un minimo di spiegazione, di contesto. Tempo totale della prevedibile conversazione 2-3minuti.
Lavoriamo tutti allo stesso obiettivo (o almeno ci proviamo): dare un’informazione che sia utilizzabile.
Aiutiamoci!

alex Dicembre 23, 2008 alle 14:49

Anche quei 2-3 minuti sono troppi quando uno è in rush per un pezzo o per fare altre telefonate. Se io chiedessi 2-3 minuti alle redazioni per ogni proposta rifiutata sarei mandato a quel paese molto presto. La norma nelle redazioni è la non risposta se non interessa, già è tanto quando dicono “no grazie”, rarissimo se te lo motivano, a me è capitato solo ocn persone con cui avevo già un buon rapporto E che in quel momento non erano indaffarate. Non potete pretendere di più

geronimo Gennaio 24, 2009 alle 17:55

Alex, hai ragione, fa chifo pure a noi fare il recall ma a volte non c’è scelta, nemeno con te. ciao

Daniele Comboni Febbraio 3, 2009 alle 17:42

..interessante.

Alex ha ragione quando dice che se decide di scrivere non gli servono più di due/ tre mail… Vero!
Certo, il recall è odioso..

Per fortuna si va sempre più lontano dal classico cs emesso a pioggia (auspicabimente), e quindi in teoria il recall dovrebbe evolversi verso una call personalizzata. Ma allora il giornalista deve darti retta, ma se crede che lo si chiami per il soliti recall tende a non rispondere. E si innesca un loop senza fine.
Quindi alla lunga, vince la reputazione (e l’educazione) di chi chiama.
Ciao Alex.! Daniele

Quelli che Alex stesso definisce “persone con cui ho già un buon rapporto”.
Cioè quelli che non rompono. E per fortuna ce ne sono…

Dan

manu Febbraio 4, 2009 alle 15:00

Alex, forse però riuscire a capire per quale motivo un giornalista decide di non pubblicare una notizia o di pubblicare una news negativa, aiuta l’azienda a capire su quali notizie puntare di più e su quali non perderci proprio tempo.

alex Febbraio 4, 2009 alle 15:03

Già, ma dovete riuscirvi da soli o fare conto su giornalisti con cui avete creato un rapporto. Se io, con capi redattori che non conosco, mi mettessi a disquisire “perché questa proposta non va bene”, ti assicuro che mi manderebbero a quel paese presto. non per cattiveria, ma perché il tempo è poco, le proposte che arrivano tante

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