Le finte regole d’italiano

di alex il 7 Agosto 2012

Ho frequentato tantissime persone che per un motivo o per l’altro lavoravano con la lingua senza averla studiata a fondo con studi universitari. Risultato, si portavano dietro tanti “sentito dire” sulla grammatica e li propinavano come regole. Che invece però regole non sono. Ahimé non me ne vogliano i miei ex responsabili editoriali di riviste specializzate (ormai defunte o passate di mano), ma questa lista la volevo fare da tempo. Quando si lavora, non c’è niente di peggio che seguire regole sbagliate imposte dall’alto.

1)Non si mette la virgola insieme con la “e” o la “o”. Ce lo dicevano alle elementari per darci una regola facile per non sbagliare in modo grossolano. Purtroppo tanti lavoratori delle parole sono rimasti alle elementari per conoscenza della grammatica. In verità l’italiano è flessibile con la virgola e in certi casi serve davvero una pausa in più dopo la congiunzione. “L’uomo, e il cane andavano a spasso” è sbagliato, ovvio. “L’uomo e il cane andavano a spasso, e stavano bene” è corretto e suona diverso di “L’uomo e il cane andavano a spasso e stavano bene”, pure corretto ma con maggiore “corsa” della frase. Questioni di stile. “E,” potrebbe essere qui una via di mezzo tra l’assenza della virgola e il punto e virgola.

 

2)Non bisogna ripetere una parola a poca distanza nella frase. E’ così che tanti siti si inventano locuzioni sconosciute ai più pur di non ripetere Nokia, Apple eccetera. Regola falsa (a volte le repitizioni sono sciatteria, altre volte no, altre volte ancora sono un gioco di stile), cfr Sergio Lepri, Professione giornalista.

 

3)Non bisogna ripetere doppi punti o doppie virgole in una frase. Forse questa regola (falsa) manco la conoscevate, ma era piuttosto popolare tra i siti di videogame qualche anno fa…

 

4)Le parole inglesi non prendono la “s” al plurale. Anche questo è un caso di conoscenza parziale dell’italiano. In realtà resta sempre il singolare solo nelle parole inglesi già d’uso comune (cfr Crusca)

 

5)Non si scrive “sé stesso” ma “se stesso”. In realtà tra gli studiosi qui c’è dibattito e forse è preferibile lasciare l’accento (in italiano non si cambia cambia la grafia di una parola in base al contesto se non ci sono motivi)

 

6)Le parole inglesi (straniere?) sono tutte maschili (per concordanza articolo e aggettivo). Al solito invece si segue la regola: il genere è quello del corrispondente italiano (“una mail”, abbiate il coraggio di scrivere “un mail”).

 

7)Non si dice molto migliore

8. In italiano la doppia negazione afferma e quindi “non c’è nessuno”=”c’è qualcuno”.

Sull’infondatezza di queste ultime due regole non argomento, per rispetto dell’intelligenza del lettore. Dell’ottava era arrogantemente sicuro un noto critico letterario tarantino.

9)Dopo una dichiarativa si usa sempre il congiuntivo (errato “dice che l’azienda va male”).

Idem come sopra, ma me l’aveva detta un noto direttore di una nota rivista specializzata. L’ho convinto dell’assurdità.

 

(In progress)

{ 22 commenti }

Martino B Agosto 7, 2012 alle 15:04

Tutto assolutamente vero e da ricordare, ad eccezione di:
riga 4, “Ahimé non me la vogliono…”, errore in pronome e coniugazione del verbo, che correttamente si scrivono “non me ne vogliano”; a meno che non si intendesse dire che gli ex responsabili editoriali non vogliono questa lista, ma in quanto ex, anche qualora non la volessero, non dovrebbe importare nulla ad alcuna persona
😉

alex Agosto 7, 2012 alle 15:13

Corretto, grazie, scrivevo di fretta sorry

robi Agosto 8, 2012 alle 1:15

Mi piacciono queste regole. credo di potermi permettere di andare “a naso”. io di lavoro filtro gli articoli, anche i tuoi. devo resistere spesso alla tentazione di non “passare” anche quello che leggo per piacere. mi piace capire quando uno sta attento a usare correttamente l’italiano “standard”. terribili alcuni stagisti che parlando non usano il congiuntivo e scrivendo non sanno condensare in italiano passabile.

Alex Agosto 8, 2012 alle 1:38

Ma tu le avevi sentite mai?

La linea dell'inutile (Mauro) Agosto 8, 2012 alle 13:34

bellissimo, io scrivo pieno di strafalcIe ma questo post e’ davvero divertente 🙂

Serena Agosto 8, 2012 alle 15:51

Obiezioni/obbiezioni:
Le regole (limito l’osservazione alle norme grammaticali) non sono né giuste né sbagliate, sono semplicemente delle prescrizioni per parlare e scrivere correttamente secondo un modello, nella fattispecie secondo il modello noto come “lingua italiana”. Il modello può mutare, la lingua italiana è flessibile – condivido – come lo sono tutte le lingue d’uso (l’uso che ne fanno i parlanti). Tale uso è l’oggetto di studio e dibattito della comunità scientifica che va sotto il nome di “linguisti”, almeno secondo la recente definizione. La fissità, la rigidità prescrittiva è stata propria della lingua italiana per secoli, il lungo arco di tempo nel quale il nostro idioma è stato usato solo come lingua letteraria, non lingua d’uso, laddove essa si diversificava nei dialetti locali (come del resto ancora oggi). Dall’Unità d’Italia ad oggi la situazione è lentamente mutata e così l’atteggiamento dei prescrittori (cfr. grammatici e/o linguisti).
Le regole a te imposte dall’alto non sono tali, ma cattive abitudini o deviazioni dalla norma invalse nell’uso dal ricorso fatto ad esse da parte di persone ignoranti, sebbene fossero tuoi direttori di redazione (se non ho ben compreso).
Nel merito:
a) punti da 1 a 4: condivido;
b) punto 5: il dibattito è in corso tra le due scuole di pensiero. Personalmente condivido la proposta di Sabatini: (in sintesi) disambiguare con accento il sé riflessivo dal se ipotetico valga anche nella locuzione “sé stesso”, per dare uniformità, coerenza alla regola;
c) al punto 6 non ho compreso la questione; se non erro nel caso citato (“mail” in inglese), trattandosi di referente non animato, il nome è di genere neutro (a dire il vero l’inglese distingue il maschile dal femminile soltanto nei pronomi di terza persona singolare e nei pronomi e aggettivi possessivi che ne derivano. Per i nomi il genere si può esprimere soltanto mediante una differenza lessicale (per esempio: the cock, il gallo – the hen, la gallina). Ad ogni modo, in italiano il neutro non esiste. Sulla base di quale concordanza sostantivo-aggettivo sarebbe da preferire il genere maschile piuttosto che il femminile o viceversa?;
d) punto 7: con i comparativi e superlativi organici (sul modello latino; categoria alla quale appartiene “migliore”) sono da evitare le forme miste “più migliore”, “molto migliore”, in quanto l’intensificazione del significato dell’aggetivo di grado positivo è già espressa dalla forma organica;
e)punto 8: condivido. La doppia negazione corrispondente ad una affermazione è retaggio del latino classico. L’italiano spesso non segue questa regola. E’ propria dell’uso l’espressione “non c’è nessuno”, perché l’italiano ha conservato la tendenza che fu del latino volgare di rafforzare una negazione con un’altra negazione;
f) punto 9: sono entrata in confusione. “Dopo una dichiarativa […]”? Forse “una dichiarativa” (“[…] che l’azienda va male”) non vuole necessariamente il congiuntivo. Peraltro il tuo esempio non è proprio di dichiarativa, piuttosto di oggettiva esplicita, che, con le proposizioni dichiarative, rientra nel più ampio gruppo delle completive. Le dichiarative sono del tipo “su questo punto ti sbagli, che…”, servono a spiegare un pronome dimostrativo, completando il senso della principale. Comunque, nel merito della tua osservazione, sì, il congiuntivo non è necessario nelle subordinate di tipo oggettivo, anzi il modo più appropriato con i verbi di giudizio o di percezione, tra i quali rientra “dire”, è richiesto l’indicativo.
Interessante iniziativa la tua. Non è frequente discorrere di corretto uso della lingua italiana tra utenti della rete. Solo, avrei fatto prima un breve ripasso della grammatica. C’erano molte imprecisioni nelle tue asserzioni.
Serena (giornalista, laureata in Lettere)

Alex Agosto 8, 2012 alle 17:46

Quali scorrettezze? Sul molto migliore ti sbagli tu, fallo tu un ripassino… http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=4037&ctg_id=93

Serena Agosto 8, 2012 alle 21:20

Non ho scritto “scorrettezze”, ma imprecisioni. E credo di aver argomentato in modo puntale alle tue asserzioni. Puntualità che non trovo nella tua replica. Peraltro, l’unica obiezione che muovi è sull’unica “finta regola” per la quale non apporti alcun esempio. Dici solo “Non si dice molto migliore “. Nella mia replica troverai chiara la puntualizzazione, che rimanda proprio a quanto dice la Crusca da te citata: “Naturalmente le cose cambiano se l’avverbio di quantità è a sua volta modificato nella sua forma comparativa (i famigerati più migliore, più maggiore, ecc.), visto che la gradazione di comparazione è già contemplata nell’aggettivo e l’aggiunta del più è ridondante (sarebbe come dire più più buono, o più più grande)”, dal momento che mi riferivo a genericamente “comparativi e superlativi organici ” senza distinguere in relativi e assoluti. Tuttavia, anche nello specifico dell’uso in forme di comparione di maggioranza – quello al quale ti riferisci – come per il caso da te citato su “sé stesso”, i pareri dei linguisti non sono unanimi, alcuni dissentono e suggeriscono di “evitare” (come toverai nella mia replica). Sul resto non hai altro da dire?

alessandro longo Agosto 8, 2012 alle 21:22

Mi riferivo ovviamente al “migliore” usato come comparativo di maggioranza. Il tuo commento quindi era un’aggiunta non una correzione.
L’altro tuo punto dove obietti è il sesto e probabilmente non hai visto il link alla Crusca che spiega la regola

Serena Agosto 9, 2012 alle 13:21

Credo che tu non abbia letto con attenzione la mia obiezione al punto 6, ché di obiezione non si trattava, ma di interrogazione relativa alla premessa da te posta (e peraltro contestata come finta regola): chi mai può averti imposto di osservare una condotta linguistica che voglia “le parole inglesi (straniere?) tutte maschili per concordanza articolo e aggettivo”, se come ho sottolineato – e sottolinea l’Accademia della Crusca, nel rinvio che mi segnali al sito telematico dell’istituzione – “l’inglese come è noto classifica come neutri i sostantivi” (cfr. http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3780&ctg_id=93)? L’obiezione, semmai, era al fatto che, a quanti avessero voluto importi dall’alto questa regola, la tua obiezione avrebbe potuto essere probante se avessi offerto loro la logica sottostante al discorso che ho cercato di illustrarti nella mia replica (pur senza ricorrere all’autorità della Crusca).

MATTEO Agosto 9, 2012 alle 9:18

bell’iniziativa, Alex.
Che ha dato la stura ad un bel commento: quello di Serena, del quale condivido tutto. Rivela padronanza (meditata) della materia, senza accademismi (che, per altro la stessa Crusca, non ha) inutili.
Nulla da aggiungere a quanto già scritto da altri: sono propenso al ricorso ad una lingua flessibile, a patto che si conoscano le regole. Al singolo pioniere esplorare nuovi terreni espressivi. I temerari cadranno nei baratri. I grandi avrenno un giardino pubblico intitolato in ogni città d’Italia!

Alex Agosto 9, 2012 alle 13:39

Ma allora era proprio ingiustificato il tuo invito a rileggermi la grammatica. Perdona la franchezza, ma anche nel modo in cui scrivi si rileva un’inutile complessità del discorso, tipica di chi si vuole mettere in cattedra guardando dall’alto in basso gli altri, invitati anche senza nessun motivo a rileggere la grammatica per inesistenti imprecisioni. Il male degli scriventi italiani è che quasi tutti o sono ignoranti della lingua o vogliono fare i professori

Serena Agosto 9, 2012 alle 14:22

Rileggi la mia replica. Hai scritto molte imprecisioni. Chi si pone a baluardo della lingua ha il dovere di conoscerla, e il dovere di essere chiaro nei propri atti comunicativi. Il dibattito è anche metalinguistico. Credo che sia tu a voler fare il professore. Io mi sono posta in un libero contraddittorio. Se crei un blog ne offri l’opportunità a chiunque ti legga, che, peraltro, rispondendoti, mostra di darti credito. Almeno nelle intenzioni che ti hanno guidato. Errore mio di valutazione. Quanto alla “inutile complessità” – come si suol dire – ai posteri l’ardua sentenza!
Mi congedo.
Buena suerte, Alex.

MATTEO Agosto 9, 2012 alle 16:26

peccato … ci sarebbero stati tanti spunti di riflessione.
Altri lidi saranno più ricettivi o stimolanti!

Alex Agosto 9, 2012 alle 14:38

L’hai fatto in un modo inutilmente polemico, ecco tutto

hronir Agosto 9, 2012 alle 21:51

La falsa regola numero 1 vieterebbe la virgola *prima* la “e” o la “o”, non *dopo*… 🙂

alex Agosto 15, 2012 alle 23:50

Sì, intendevo quello, grazie, corretto

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